Le donne?…un’opera d’arte!

Per celebrare l’oramai prossima Festa della Donna, ecco qui una selezione tra le infinite figure femminili nel mondo dell’arte. E voi? Quale donna siete? O perlomeno, quale vi piace?

 

"La nascita di Venere" (1485) Sandro Botticelli

“La nascita di Venere” (1485) Sandro Botticelli

La donna ideale

Partiamo con un classico. Il Felipepi (alias Botticelli) celebra la donna come la rappresentazione ideale della bellezza, una sintesi di perfezione ed armonia. Dal volto della splendida figura traspare serenità, purezza e innocenza mentre si copre le armoniose grazie con la folta chioma rossiccia.
Attenzione però, perché “ideale” non significa “perfetta”. Infatti l’assoluta perfezione e armonia che ci ispira questa graziosa donzella non è poi così reale. La signorina ha un collo decisamente troppo lungo, spalle ricurve e si trova in equilibrio precario mentre naviga sulla sua conchiglia. Imperfezioni che la rendono incantevole. Dicesi appunto “strabismo di Venere”.
Quindi rassegnatevi, la donna perfetta non esiste. Non lo è nemmeno una dea.

 

"Ritratto di Monna Lisa del Giocondo" (1504) Leonardo da Vinci

“Ritratto di Monna Lisa del Giocondo” (1504) Leonardo da Vinci

La donna enigmatica

La donna più famosa del mondo si chiama Lisa Gherardini del Giocondo, e Leonardo da Vinci la ritrae con una tecnica di sfumature sopraffina e in una posa inedita per il tempo, ovvero con le mani in vista e con il busto in leggera torsione verso l’osservatore.
Ebbene si, Monna Lisa ci guarda, e lo fa con un sorriso misterioso, grazioso ma allo stesso tempo supponente, quasi ci sfidasse a capire chi essa sia veramente. Infatti su di lei circolano parecchie voci, addirittura la sua stessa femminilità viene messa in dubbio. Probabilmente non è così, ma la sensazione che si ha nell’osservarla è quella di una donna impenetrabile e incomprensibile, la cui espressione cambia a seconda dei punti di vista, tanto da farci porre una domanda: Chi è l’osservatore? Noi o lei?

 

Edvard_Munch_-_Vampire_(1895)_-_Google_Art_Project commons.wikimedia.org

“Vampiro” (1895) Edvard Munch

La donna maledetta

La consueta allegria di Munch ci regala la propria immagine di donna, che risulta essere leggermente inquietante.
Lo straordinario pittore norvegese non deve aver avuto un sereno rapporto col “gentilsesso”, tanto da ritrarlo come una creatura sovrannaturale che sottomette l’uomo fino ad annientarlo. I capelli-tentacoli di colore rosso acceso, che ricordano rigoli di sangue, avvolgono l’oramai inerme maschio in una stretta perversa e mortale, il tutto immerso in un pesante alone di oscurità.
Una vera predatrice che si nutre di amore malato e annienta i sentimenti dei maschietti sue vittime.

 

"Giuditta I" (1901) Gustav Klimt

“Giuditta I” (1901) Gustav Klimt

La “femme fatale”

Quando si parla di donne, non si può non disturbare Klimt, che ci regala molteplici interpretazioni della femminilità.
In questa scena biblica il pittore austriaco ritrae Giuditta, probabilmente Adele Blochbauer, con vesti trasparenti e in atteggiamenti straordinariamente erotici. La donna domina la scena nella verticalità dello spazio, mentre alla testa di Oloferne (peraltro ritratta per metà) viene riservato solo un piccolo ed insignificante spazio marginale. Le grinfie dell’agghindata donna sembrano giocare con la testa del generale, mentre lo sguardo seducente di questa stupenda “mantide” sembra dirci: “il prossimo sarai tu!”. L’estrema soddisfazione che questa Giuditta ricava dall’atto le è impressa sul volto, in quello che più che una scena biblica appare essere un gioco erotico finito male (per lui).

 

"Ritratto di Mada Primavesi" (1912) Gustav Klimt

“Ritratto di Mada Primavesi” (1912) Gustav Klimt

La donna indipendente

Paradossalmente, la donna indipendente è una bambina viziata di 9 anni. Klimt ritrae Mada Primavesi, figlia di un noto banchiere dell’epoca, immersa in un mondo roseo cosparso di fiori, avvolta in un candido vestito leggiadro, ma ne cela nello sguardo un desiderio di indipendenza e la determinazione di un’odierna donna in carriera, rimarcati peraltro da una posa insolita per un ritratto.
Insomma, con un’espressione da “bulla” e una mano sul fianco, Klimt trasforma una ragazzina in un’ostinata figura femminile, che esce dalla sua bolla incantata per affrontare il mondo reale. Potere alle donne.

 

"Sole al mattino" (1952) Edward Hopper

“Sole al mattino” (1952) Edward Hopper

La donna sola

Edward Hopper ritrae una donna angosciata, sola ed abbandonata nel mondo. La signorina in questione osserva dal suo piccolo e spoglio appartamento americano un’alba che la porterà ad un’ennesima giornata identica alle precedenti, da affrontare in solitudine e senza poter condividere i problemi e le gioie della vita. Sembra quasi sospirare, in un’atmosfera pallida immersa nell’attesa dell’amore che pare non arriverà mai.
L’eccezionale malinconia dell’opera fa intendere come Hopper interpreti il legame tra la donna (e non solo) e la vita americana del dopoguerra, fatto di silenzi, di parole mai dette, di sentimenti mai espressi e difficoltà nelle relazioni sociali.

 


Immagini: arteworld.it, artinvest2000.com, artribune.com, commons.wikimedia.org, pictify.com, settemuse.it